Usare, collaborare, condividere Aduc nel pieno della pandemia sanitaria ed economica. Può essere utile? Cerchiamo amici e non solo
Come usare, collaborare, condividere nel pieno della pandemia sanitaria ed economica un’associazione no-profit basata sul volontariato?
La domanda è pertinente o arrogante, pietosa e lagnosa?
La centralità dello Stato è al massimo come non mai nella storia della nostra Repubblica. Tutti chiediamo che lo Stato ci aiuti, ma abbiamo difficoltà nei diritti/doveri che abbiamo verso di esso come contribuenti. Lo Stato non è un pozzo senza fondo (1). Il risultato è un mix pericoloso per entrambi, Stato e noi: versiamo e non versiamo le imposte. Qualcuno, ideologicamente, potrebbe sostenere che lo Stato siamo noi… ma non siamo né francesi né tedeschi né americani né sudditi della regina d’Inghilterra, siamo italiani, del Paese dei Comuni, di qualche Regione e di qualche autonomia rivendicata spesso alla bisogna. Ci si ritrova con uno Stato e un Governo ed un’amministrazione “a caso”, frutto del trasformismo che in tutto il mondo ci viene riconosciuto (2).
Che c’entra Aduc in questa fotografia?
Svolge un ruolo o – peggio – pretende di svolgerlo?
Forse, in questo Paese “a caso”, informare, consigliare, assistere “senza far parte della partita” (3) può servire ché ognuno abbia più fiducia in sé e nelle istituzioni.
Se si crede che questa fiducia possa servire per non affogare e, forse, costruire a partire da se stessi uno Stato che non continui ad essere “a caso”, gattopardesco… forse Aduc puà continuare a svolgere un ruolo.
“Ma come, non farmi fregare sulla bolletta di un servizio, o su una multa non dovuta, o da un commerciante avido, ha tanta importanza?”.
Queste presunte fregature incidono molto sulle spese che facciamo, sui ragazzi a scuola e i loro computer, sulla salubrità dei nostri condomìni, sulle imposte che dobbiamo e non-dobbiamo pagare. Incidono sulla nostra vita di consumatori e di cittadini dello Stato.
E’ possibile dare una mano facendo chiarezza sui diritti e sui doveri “senza far parte della partita” di quelli verso i quali si fanno rivendicazioni?
FORSE SÌ, SOPRATTUTTO SE SI FANNO ALCUNE COSE INSIEME.
“Ecco i soliti: ora ci chiedono soldi…”. Anche.
Ma soprattutto occorre che le energie che oggi Aduc raccoglie e muove siano condivise per essere usate meglio, da chi prende e da chi dà.
Nel periodo pandemico le informazioni e i servizi di questa associazione sono, praticamente, solo online.
Siamo su
– web www.aduc.it
– Facebook https://www.facebook.com/associazioneaduc
– Twitter https://twitter.com/ADUC1
Prima di tutto l’informazione
Per questo chiediamo di essere usati e condivisi.
Un piccolo gesto quotidiano può essere quello che fa la differenza: quando ci si collega per controllare i propri profili online e le novità del giorno, c’è
UN GESTO A COSTO ZERO che può essere fatto perché Aduc svolga meglio la propria missione/servizio: condividere (“mi piace”). Altri nostri amici potrebbero trarre giovamento dalle informazioni che ogni giorno vengono postate. Per fare da sé o chiedere, nel caso, l’aiuto dei consulenti dell’associazione.
Grazie a chiunque potrò e vorrà essere utile a se stesso, per farci tutti meno danni e riaccendere le speranze individuali e sociali.
NOTE
1 – come sembra che non abbiano capito i nostri governanti che continuano a rifiutare i soldi della Ue
2 – il mitico Gattopardo di Tomasi di Lampedusa né è specchio da diverso tempo
3 – Aduc, per scelta, rifiuta ogni forma di finanziamento pubblico. Mentre scriviamo ci sono 132.417 persone che hanno aderito/contribuito all’associazione
l’associazione non percepisce ed è contraria ai finanziamenti pubblici (anche il 5 per mille)
La sua forza sono iscrizioni e contributi donati da chi la ritiene utile
DONA ORA