Sull’obbligo vaccinale – Una riflessione
Breve premessa – sono della generazione che ha conosciuto, da piccoli, solo il vaccino contro il vaiolo. Inoltre, nel corso della vita, sono ricorsa all’antitetanica, a volte, però, dimenticandomela per lunghi periodi. Questo per dire che non sono una patita delle vaccinazioni. Cosa resami più facile dal fatto che non ho avuto la responsabilità di dover pensare a dei bambini.
E tuttavia, sia pur con una iniziale esitazione, alla fine di aprile dello scorso anno, ho deciso di vaccinarmi, perché ho capito che la faccenda del Covid era molto seria, e che non potevo/dovevo permettermi di rifiutare l’opportunità che mi veniva offerta (vedere l’articolo Sono una cavia? Se sì, felice di esserlo ).
Ora, di fronte all’obbligo vaccinale per gli ultra cinquantenni, fascia di età considerata molto a rischio, desidero proporre una riflessione pacata e, direi, a tutto campo, sulla obbligatorietà che non sarebbe una soluzione – pubblicata, si badi bene, già nel numero 7 (18/12/2021) su “L’essenziale”, un settimanale, nato da una costola di “Internazionale”, che esce dal 6 novembre 2021 con lo scopo di occuparsi esclusivamente di questioni del nostro Paese.
A firmarla è Daniela Ovadia, giornalista scientifica ed eticista, per sua ammissione “assolutamente favorevole alle vaccinazioni”, certa della sicurezza dei vaccini anti Covid, e grata alla scienza, al SSN e alle tre dosi già ricevute.
In oprima battuta ci fa conoscere quanto dichiarato da Martin Schotsmans, direttore dell’Istituto federale per i diritti umani di Bruxelles:
“La vaccinazione obbligatoria può essere considerata come una restrizione del diritto all’integrità fisica, ma questo diritto non è assoluto. Può essere limitato quando esiste una base legale e quando la limitazione è proporzionata all’obiettivo perseguito. In questo caso [vaccinazione anti Covid obbligatoria] l’obiettivo è il diritto alla salute e alla vita di tutta la società”.
Quindi, ci sono buone ragioni per ricorrere all’obbligo vaccinale. Eppure, i bioeticisti sono divisi su questo punto, e Daniela Ovadia con loro. Perché, osserva, “ricorrere all’obbligo per un atto medico è sempre un fallimento”. E ricorda che “il diritto all’autodeterminazione nelle scelte mediche è il fondamento della bioetica moderna” – da cui segue la protezione delle persone da atti medici non voluti, l’introduzione del consenso informato, il riconoscimento del diritto a sospendere o a rifiutare le cure in determinati casi e la discussione sul fine vita e l’eutanasia.
Fa presente, quindi, che tutto ciò affonda le sue radici nel Codice di Norimberga, nato a seguito del processo e condanna di 23 medici nazisti (di cui 7 condannati a morte) per gli esperimenti condotti nei lager.
Per quanto riguarda il rapporto fra obbligatorietà e numero di vaccinati nella popolazione, Ovadia rimanda al progetto di ricerca ASSET , a cui partecipa anche l’Italia, secondo il quale non esisterebbe una correlazione diretta fra obbligo e numero di vaccinati.
Da qui, la considerazione che “si possono raggiungere coperture altrettanto elevate con campagne informative bene organizzate, punti di accoglienza per chi ha dubbi, un approccio al tema che non sia polarizzante, ma che aiuti gli indecisi guidandoli nel processo decisionale”. La conclusione è che “Resterà sempre una sacca di no vax puri e duri, che secondo le stime può oscillare tra il 5 e il 10 per cento: numeri considerati compatibili con la tenuta del sistema di protezione collettivo, nella maggior parte dei casi”.
E il green pass? Viene definito uno strumento etico per contenere il danneggiamento della società. Alla stessa stregua delle misure prese verso i fumatori che sono esclusi da molti luoghi pubblici, devono pagare tasse sulle sigarette, per compensare parzialmente le spese del SSN per curare le persone dalle conseguenze del fumo. Una sorta di “spinta gentile” (più o meno!), di modo che la scelta di proseguire in un modo di fare dannoso per l’intera società abbia un costo, anche elevato, pur lasciando intatta la libertà di scelta.
Infine, Ovadia accenna anche al fatto che la legge 210/1992 sui vaccini obbligatori, che la Corte Costituzionale ha esteso anche ai vaccini raccomandati, prevede il risarcimento da parte dello Stato di effetti collaterali gravi. Il che, si osserva, in questo clima di alta conflittualità, potrebbe portare a una valanga di cause intentate anche se non c’è nesso di causalità con i vaccini anti Covid. E forse è anche questo aspetto che ha trattenuto il Governo a fare il passo verso l’obbligatorietà.
La conclusione. “Chi si preoccupa della separazione tra le ragioni della scienza e della bioetica, da una parte, e quelle della politica, dall’altra, dovrebbe rifuggire dalla facile soluzione dell’obbligo vaccinale e dovrebbe chiedere di investire di più nell’informazione e nella presa in carico degli indecisi che costituiscono la gran parte di una galassia no vax, che sta diventando sempre più radicale, impermeabile alle ragioni della solidarietà sociale e della fiducia nella scienza”.
C’è molto da riflettere – con oggettività e discernimento – per il bene personale e di tutti gli altri, da cui non possiamo mai prescindere. Ce lo sta gridando proprio Mister Covid! E dunque, cerchiamo di non essere troppo sordi!
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