Francia – Suicidio assistito ed eutanasia. Apertura del Comitato Etico

 Mentre Emmanuel Macron ha delineato i contorni della sua convenzione cittadina sul fine vita che sarà varata ad ottobre, il CCNE (Comitato consultivo nazionale per l’etica) ha diffuso un parere su questa spinosa questione.

Il CCNE ritiene che “esiste un modo per un’applicazione etica dell’assistenza attiva al morire”, ma che tale evoluzione legislativa dovrebbe andare di pari passo con lo sviluppo delle cure palliative.

Procedura collegiale e clausola di coscienza
Sull’assistenza attiva al suicidio, qualora il legislatore decida di legiferare, il CCNE raccomanda che il suicidio assistito sia consentito a “gli adulti affetti da malattie gravi e incurabili, che causano sofferenze fisiche o psicologiche refrattarie, la cui prognosi di vita è impegnata nel medio termine”. Per le persone non idonee al suicidio assistito, il CCNE propone l’apertura di un diritto all’eutanasia ma lascia al legislatore la valutazione delle modalità di tale sistema.

Tuttavia, in questi casi, “la richiesta di assistenza attiva al moribondo dovrebbe essere espressa da una persona dotata di autonomia decisionale al momento della richiesta, in modo libero, informato e reiterato, analizzato nell’ambito di una procedura collegiale. La decisione di dare seguito a una richiesta di assistenza attiva al suicidio dovrebbe essere oggetto di una documentazione scritta e sarebbe presa dal medico responsabile del paziente secondo una procedura collegiale”.

Questa procedura consentirebbe in particolare di garantire che la sofferenza fisica e/o psicologica della persona sia refrattaria. Il medico responsabile del paziente e gli altri operatori sanitari partecipanti alla procedura collegiale dovrebbero poter beneficiare di una clausola di coscienza, accompagnata dall’obbligo di indirizzare il paziente verso un medico che possa rispondere alla richiesta del paziente.

“La legge così come riformata dalle disposizioni previste ai punti precedenti dovrebbe essere oggetto di valutazione entro un termine massimo di cinque anni dalla sua attuazione ed essere successivamente rivalutata” scrive la CCNE.

Domande eccezionali
Per lo sviluppo delle cure palliative, il CCNE propone una serie di misure quali: rafforzare le cure palliative a domicilio e negli istituti medico-sociali, consentire il diritto alla tregua per i familiari che si prendono cura di loro, rendere più efficace l’accesso alla sedazione profonda e protrarsi fino alla morte, in ospedale, in tutti gli istituti medico-sociali e a domicilio.

Più ambizioso, il CCNE propone di sensibilizzare “tutti gli operatori sanitari sulle questioni relative al fine vita, per snellire e lenire il loro rapporto con la morte, per aiutarli a smettere di confonderlo con il fallimento”.

Al termine del suo parere, il CCNE diffonde quello delle minoranze, che senza respingere totalmente l’idea di una legge che consenta un’assistenza attiva ai moribondi si chiede: “quale messaggio manderebbe alla società una modifica legislativa? Quale messaggio manderebbe una tale modifica legislativa a persone gravemente ammalate, disabili o anziane? Non rischia di essere percepito come un segno che certe vite non valgono la pena di essere vissute? Come conciliare un’evoluzione legislativa dell’assistenza attiva alla morte con la necessaria prevenzione del suicidio e politiche di sostegno alla vecchiaia? Quale messaggio manderebbe oggi una modifica legislativa al personale infermieristico? “

Domande che non mancheranno di agitare la convenzione cittadina voluta dal Presidente della Repubblica.

(XB su Jim – Journal International de Médecine)
 

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