Il distanziamento sociale vale ovunque, tranne che in aereo

 Lo ricorda il governo, lo ripetono gli esperti: il distanziamento sociale è una delle regole più efficaci per arginare il contagio da Covid-19. Ma Non in aereo, dove ci si siede senza rispettare nessuna distanza. Si possono occupare tutti i posti, con la mascherina addosso. Il metro c’è ovunque, ma non sulle nuvole. Tra lo sbigottimento e la rabbia di molti passeggeri, che scattano foto di aerei pieni, persone stipate, ma anche di veri “corpo a corpo” per scendere. Come se l’epidemia non ci fosse mai stata.
Da metà giugno un decreto del presidente del Consiglio ha stabilito che gli aerei possono tornare a riempirsi, a condizione che l’aria a bordo sia purificata ogni tre minuti con i filtri Epe di cui sono provvisti praticamente tutti gli aeromobili. È un rompete le righe o una pratica sicura? «Si sta attaccati – ha spiegato la sottosegretaria alla Salute Sandra Zampa – perché in realtà l’aria è sanificata. In cabina, appena si accendono i motori, comincia una sanificazione permanente dell’aria». Come in sala operatoria, sostengono gli esperti.

Il paradosso del volo senza distanziamenti l’hanno notato in molti. Il conduttore Fabio Fazio ha twittato: «Tutte le distanze sono rispettate sino all’imbarco ma una volta a bordo tutti i posti possono essere occupati, purché con la mascherina. Che naturalmente viene tolta per fare conversazione con i vicini». Gli fa eco il giornalista Andrea Vianello: «Ottima organizzazione all’imbarco, ma poi tutti vicini e stipati come sempre. Tutto un po’ contraddittorio».

Cristiano Malgioglio, celebre paroliere, si è rivolto addirittura alle istituzioni: «Ministro Speranza e cari virologi, il sottoscritto rispetta come tutti gli italiani le regole imposte dal governo per il covid, come il distanziamento sociale. Vi chiedo, perché in aereo devo stare seduto gomito a gomito con uno sconosciuto?».
Il nostro è stato uno dei Paesi più severi, visti anche i numeri drammatici della pandemia, obbligando le compagnie a rispettare la distanza di un metro tra i passeggeri. Una misura di buon senso per molti. Allo stesso tempo la regola è stata contestata duramente dalle compagnie di mezzo mondo, che dopo aver tenuto gli aeromobili a terra durante il lockdown non volevano perdere altri ricavi nel momento della ripartenza. Alla fine hanno vinto loro.

Mentre potevano essere occupati tutti i posti a bordo, era stato vietato l’uso delle cappelliere per evitare assembramenti nei corridoi. Quindi i bagagli a mano finivano direttamente nelle stive, con annesse proteste dei viaggiatori. Un controsenso, per molti. Un danno economico per altri.
Carpisa, marchio di valigeria leader in Europa, addirittura ha fatto causa ad Enac, l’Ente nazionale per l’aviazione civile. «Un divieto inutile e dannoso, che ha provocato ritardi per le procedure d’imbarco e assembramenti per il ritiro delle valigie», spiega l’amministratore delegato Gianluigi Cimmino. «È ora di finirla con i decisori pubblici irresponsabili, cioè che fanno scelte sbagliate e poi non subiscono alcuna conseguenza, che ignorano gli effetti sull’economia e la vita reale delle persone».

Alla fine è arrivato il dietrofront: da oggi i trolley possono tornare in cabina. La distanza tra i passeggeri invece resta la stessa: nessuna. E le paure dei passeggeri si moltiplicano. Anche alla luce dei contagi delle ultime settimane, molti dei quali sono stati “portati” in Italia da voli in arrivo dall’estero. Circostanza che aveva costretto il ministro Roberto Speranza a chiudere i collegamenti aerei con 13 Paesi, tra cui il Bangladesh.
Ma cosa succede se si scopre che su un velivolo era presente una persona affetta da Covid-19? Ogni passeggero, prima di salire a bordo, deve compilare il modulo plc (passenger locator card) che poi viene consegnato alla Direzione prevenzione del ministero della Salute.

Sarà proprio il ministero a telefonare a tutti i passeggeri di quel volo invitandoli a mettersi in contatto con le aziende sanitarie locali di riferimento per procedere con la cosiddetta “sorveglianza attiva”: isolamento, visite mediche e tamponi in base alle situazioni. È successo al vicesegretario dem Andrea Orlando, che dopo aver viaggiato con un malato di Covid, ha ricevuto la chiamata e si è messo in quarantena.

Tra incertezze e paure, molti preferiscono evitare gli aeroporti. Si stanno organizzando per usare il treno o altri mezzi. E chi è costretto a volare deve districarsi tra regole che cambiano velocemente. Tra decreti e direttive. Il guaio è che il sito dell’Enac è stato hackerato e risulta inaccessibile da giorni. «Ci scusiamo per il disagio», recita la scritta sull’homepage. I viaggiatori col trolley se ne faranno una ragione. Anche questa volta.

(articolo di Marco Fattorini, pubblicato su Linkiesta del 15/07/2020)
 

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