Cannabis e Covid-19. Promettenti risultati per il trattamento

La cannabis sativa è una delle prime piante medicinali utilizzate dall’uomo. Il suo uso medico rimane controverso perché è una droga psicotropa il cui uso è stato vietato. Di recente, però, alcuni paesi ne hanno approvato l’uso, anche a scopo ricreativo e medico, e hanno consentito lo studio scientifico dei suoi composti.
La cannabis è caratterizzata dalla produzione di speciali tipi di prodotti naturali chiamati fitocannabinoidi che vengono sintetizzati esclusivamente da questo genere. I fitocannabinoidi e gli endocannabinoidi sono chimicamente diversi, ma entrambi modulano farmacologicamente le attività dei recettori CB1, CB2, GRP55, GRP119 e TRPV1, coinvolgendo attività come la memoria, il sonno, l’umore, l’appetito e la regolazione motoria, la sensazione di dolore, la neuroinfiammazione, la neurogenesi e l’apoptosi.
Il ?9-tetraidrocannabinolo (THC) e il cannabidiolo (CBD) sono fitocannabinoidi con un maggiore potenziale farmacologico, incluse attività antinfiammatorie, neuroprotettive e anticonvulsivanti.
Il cannabidiolo sta mostrando risultati promettenti per il trattamento del COVID-19, grazie alla sua capacità di agire sulla tempesta di citochine scatenata, sulle proteine necessarie sia per l’ingresso che per la replicazione del virus e sulle conseguenze neurologiche dei pazienti che sono stati infettati dal virus. Qui riassumiamo le ultime conoscenze sui vantaggi dell’utilizzo dei cannabinoidi nel trattamento del COVID-19.

(Mdpi del 15/12/2022)

 

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